Trek to Madworld by Stephen Goldin

Trek to Madworld by Stephen Goldin

autore:Stephen Goldin [Goldin, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B000HZ81Q8
editore: Bantam
pubblicato: 1989-01-02T00:00:00+00:00


– Vi avevo detto che avrei dato a Spock una stella d’oro, capitano. Non avrete certo pensato che mi sarei dimenticato di una cosa tanto importante.

Avvilito e dispiaciuto di aver posto la domanda, Kirk poté soltanto borbottare: – No, non credevo che lo avreste dimenticato.

– Uno… spettacolo unico – aggiunse Spock, scegliendo le parole con estrema cura: quella sembrava essere la linea d’azione più indicata quando si aveva a che fare con il piccolo organiano.

Enowil arrossì decisamente per l’orgoglio. – Grazie, signor Spock.

Aspettate di vedere il tramonto.

Gli altri spettatori si stavano guardando intorno, osservando il paesaggio ora ben visibile. La disapprovazione del capitano Kolvor, capo della delegazione klingoniana, era evidente. – È tutto qui il meraviglioso pianeta che ci avevate promesso? Questo piatto e monotono paesaggio senza neppure una roccia che dia un po’ di diversità? Noi Klingon vogliamo che i nostri mondi siano aspri e pieni di sfide. Il vostro problema è evidente… vi servirebbero montagne, deserti, oceani e alture.

– E foreste e fiumi e laghi e geyser e altopiani e canyon – convenne con entusiasmo Enowil. – Sì, voi avete capito molto di più lo spirito della situazione, capitano Kolvor. Questo pianeta ha tutto ciò che ho detto e molto di più. Vi ho portati qui per prima cosa perché poteste ammirare l’alba senza distrazioni. Au naturel, come si suol dire. Niente è eccitante come la vista del sole del mattino che entra in azione, ma ora che avete avuto una sufficiente dose di entusiasmo possiamo procedere. Abbiamo così tanto tempo e così poco da vedere.

Fece una pausa. – Aspettate un momento: cancellate quell’ultima frase, 73

invertitela. D’accordo, scusatemi per quest’improvvisa confusione… non succede spesso. – Batté le mani…

E si trovarono tutti in piedi su una piccola piattaforma coperta da un tappeto, in alto sulla cima di un picco montano. Erano costretti a stare gli uni addosso agli altri, perché la piattaforma era grande appena quanto bastava per contenerli tutti. Enowil, che fluttuava tranquillamente sopra di loro, non parve accorgersi del disagio generale. – Non potreste allargare un poco la piattaforma? – gli chiese il tenente Sulu.

– Temo che dobbiate parlare più forte – ribatté, sfrontato, Enowil. – Non ci sento bene dall’orecchio sinistro. – Agitò una mano per indicare quanto li circondava. – Qui c’è parte della diversità che il pianeta può offrire.

E la diversità c’era, in abbondanza. Su un lato rispetto alla loro montagna si stendeva un ampio mare, con una larga spiaggia sabbiosa e alcuni scogli contro cui la risacca s’infrangeva con un suono di cimbali. Il monte adiacente a quello su cui si trovavano era un vulcano attivo, dal cui cono saliva una torre di fumo nero. Dall’altra parte, si ergeva una catena montuosa dalla sommità a tavolato e subito sotto di loro, dall’altro lato rispetto al mare, vi era una profonda gola in cui ruggiva un fiume ribollente. Oltre la gola si allargava una fitta foresta e, ancora più in là, una serie di geyser… da ciascuno dei quali scaturiva acqua di colore diverso…

faceva salire i suoi zampilli nell’aria per decine di metri.



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